Terapia cognitivo comportamentale e Mindfulness nei pazienti affetti da Sclerosi Multipla

La sclerosi multipla (SM) è una malattia infiammatoria demielinizzante del sistema nervoso centrale, la cui eziologia è attualmente sconosciuta. Tale patologia, che probabilmente è di natura autoimmune, rappresenta la più comune causa non traumatica di disabilità nei giovani adulti. Al momento non è disponibile una terapia specifica e risolutiva e la malattia è caratterizzata da un andamento cronico e progressivamente invalidante.

Per queste sue caratteristiche la SM produce una serie di mutamenti nell’esistenza del malato che rendono necessario un processo complesso e continuo di adattamento emotivo. Proprio per questo, viene dedicato sempre più spazio all’analisi dei meccanismi psicologici associati alla malattia. Non tutte le persone infatti reagiscono allo stesso modo alla diagnosi di SM, tuttavia l’impatto con la stessa è un evento stressante e forme di ansia e di depressione possono svilupparsi in chi deve abituarsi a convivere con essa.

La depressione ha un enorme impatto sulla qualità della vita dei pazienti con SM: essa può determinare alterazioni delle funzioni cognitive, può influenzare negativamente le relazioni con gli altri e rendere complicata l’aderenza al trattamento farmacologico.

Non sempre la depressione  è individuata e curata tempestivamente in questi soggetti. Una delle cause di questo ritardo nella diagnosi è da attribuire al fatto che alcuni dei sintomi della depressione, come l’astenia, l’affaticabilità, i problemi di concentrazione e di memoria, il rallentamento dell’andamento o la perdita di peso, possono essere una conseguenza diretta della SM e non del disturbo dell’umore.

E’ abbastanza frequente che un primo episodio depressivo si verifichi immediatamente dopo la diagnosi. Tale momento, infatti, è percepito come un punto di passaggio verso una vita più difficile e con numerose potenziali limitazioni. In base a molti fattori, che comprendono la capacità dell’individuo di accettare la sua nuova condizione, ma anche gli aiuti e i supporti che egli riceve da chi gli sta intorno, tale episodio può rimanere isolato o ripresentarsi, eventualmente in forma di Disturbo depressivo maggiore. 

L’ansia associata alla SM invece, è stata oggetto di un minore numero di ricerche, nonostante anch’essa rappresenti un importante problema per i malati.

Alcuni dei sintomi con i quali essa può manifestarsi sono:

        facile affaticamento

        dolori muscolari

        mani che tremano

        Irritabilità eccessiva

        sudorazione troppo abbondante

        sensazione di mancanza d’aria

        vampate di calore

        aumento della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca

Alla base dell’associazione fra SM e ansia vi è molto probabilmente un meccanismo psicologico innescato dal senso di incertezza che la prima, per il suo andamento variabile e non prevedibile, suscita nella mente del paziente.

Ansia e depressione possono essere efficacemente trattate attraverso interventi psicologici,  come la Terapia Cognitivo Comportamentale e la Mindfulness.

 

La terapia cognitivo comportamentale (TCC) postula una complessa relazione tra emozioni, pensieri e comportamenti, evidenziando come i problemi emotivi siano in gran parte il prodotto di credenze disfunzionali che si mantengono nel tempo, a dispetto della sofferenza che il paziente sperimenta e delle possibilità e opportunità di cambiarle, a causa dei meccanismi di mantenimento

Essa si serve di:

·         interventi psicoeducativi;

·         tecniche di esposizione;

·         eliminazione dei comportamenti di controllo;

·         ristrutturazione cognitiva;

·         tecniche di rilassamento

Due studi, nel 2014 e nel 2016, hanno confermato gli effetti positivi della TCC sui livelli di ansia, stanchezza, impatto del dolore, qualità del sonno e qualità di vita in pazienti con sclerosi multipla.

 

La Mindfulness è uno stato mentale, “una modalità dell’essere, non orientata a scopi, il cui focus è il permettere al presente di essere com’è e di permettere a noi di essere, semplicemente, in questo presente” (Teasdale). Mindfulness è la traduzione inglese della parola Sati dell’antica lingua Pali che significa “attenzione consapevole”, “piena presenza”.

E’ merito del biologo americano John Kabat-Zinn aver introdotto la mindfulness come modalità per la gestione della sofferenza umana, arrivando a creare, nel 1979, la prima Clinica per la riduzione dello stress fondata appunto sulla consapevolezza.

L’idea di una commistione fra tecniche meditative (in particolare, quelle derivate dalla tradizione buddista Vipassana e Zen, adattate in forma laica per la popolazione occidentale) ed elementi scientifici e psicoeducazionali ha portato Kabat-Zinn alla formulazione del protocollo Mindfulness Based Stress Reduction (MBSR), un programma strutturato di 8 settimane per la riduzione dello stress.

L’MBSR si propone di insegnare ai partecipanti a rispondere alle situazioni stressanti “consapevolmente”, trovandosi cioè in uno stato in cui ci si concentra sul momento presente, riconoscendo e accettando i pensieri e/o le reazioni emotive circa una situazione senza farsene coinvolgere e sospendendo il giudizio. Questo permette alle persone di rispondere alle situazioni consapevolmente piuttosto che reagirvi automaticamente.

Utilizzato inizialmente su pazienti affetti da dolore cronico, il protocollo MBSR iniziò ad essere poi applicato con successo anche ad altre forme di malattia e disagio, come appunto la SM.

Una serie di recenti studi condotti fra il 2010 e il 2016 ha ampiamente dimostrato l’efficacia della meditazione di consapevolezza nel ridurre ansia, depressione e fatica in questi pazienti, migliorandone anche le capacità di riconoscere pensieri ed emozioni favorendo così l’accettazione della condizione di malattia.

Sebbene gli studi sulle applicazioni della Mindfulness con le persone affette da SM siano ancora esigui e, spesso, i loro risultati difficilmente generalizzabili – vista soprattutto la grande variabilità delle manifestazioni cliniche e del decorso della patologia stessa –  la mindfulness sembra essere davvero utile per migliorare la salute psicologica e la qualità della vita in questi pazienti.

L’auspicio è dunque che, partendo dai risultati disponibili, le ricerche in questo ambito proseguano con l’obiettivo di costruire percorsi di cura sempre più integrati, efficaci e innovativi.

 La maggior parte degli studi presenti in letteratura difatti è concorde nel sottolineare gli effetti benefici di una terapia integrata, in cui l’utilizzo della psicoterapia abbia come finalità:

·         il trattamento dei sintomi depressivi,

·         la promozione di una maggiore aderenza ai trattamenti per la SM,

·         la riduzione dei sintomi somatici in corso di SM (dolore, fatica, etc..),

·         la prevenzione delle ricadute depressive,

·         il raggiungimento di un maggior benessere bio-psico-sociale in termini di migliori relazioni con i familiari e le figure sanitarie.

 

Bibliografia

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